menu Menu
Sinossi per un romanzo neofascista un po' utopistico ideale per Altaforte Edizioni, almeno fino a un certo punto
By Malgrado le Mosche Posted in (VC) Lo scrittore del lunedì di mercoledì, Altra letteratura on 11/11/2020 0 Comments 7 min read
È solo sesso Previous Norma, lo Yantra del sogno Next

di Gian Marco Griffi
Copertina: The Power of Love – Antimonio

Autunno 2023.
Grigiapioggia è un’aspirante scrittrice neofascista con il desiderio di pubblicare il suo primo romanzo, intitolato “Quando i treni arrivavano in orario e tu mi guardavi (anch’io ti guardavo) e facevamo bonifiche e non sapendo cos’altro fare sognavamo di conquistare la Grecia”.

Grigiapioggia vive con sette neofascisti in un enorme palazzo razionalista.
I sette neofascisti sono:
Russolo, amante delle montagne russe e un po’ sociopatico,
Livido, il braccio armato, che mena tutti e da tutti è menato,
Jesolo, che ama le colonie marine,
Staraciolo, che passava di lì per caso,
Predappiolo, che ringrazia ogni giorno i propri genitori per avergli dato il nome che porta,
Poundolo, che corregge sempre tutti,
Loretolo, i cui genitori erano due stronzi.

E infatti il romanzo si apre con Loretolo all’ufficio anagrafe, dove cerca di cambiare il nome per la decima volta.
Un flashback ci riporta ai tempi in cui i suoi genitori tentavano di avere un figlio senza risultati apprezzabili. Si scopre così che la madre, fervente cattolica, pregò ininterrottamente la madonna nera di Loreto per tre giorni e tre notti, e infine, quando la madonna nera concesse la grazia e nacque il loro primogenito, gli fu dato il nome Loretolo.
Una bella storia, un bellissimo nome, dice l’impiegata dell’ufficio anagrafe.
Un bellissimo nome un cazzo, dice Loretolo.
Come vorrebbe chiamarsi?
Loretolo ci pensa un po’ su.
Littorio per esempio mi piace.
Anche mio nipote si chiama Vittorio!
Ma che Vittorio e Vittorio; Littorio. Li Li Li.
Littorio che nome sarebbe?
Un nome che mi piace. Ma forse è un po’ banaluccio.
Quandoceraluiolo è un po’ lunghetto; Etiopiolo non mi dispiacerebbe; Arditolo anche.
Ma sono nomi di merda!
Lei si faccia gli affari suoi, comunistaccia che non è altro.
A quel punto l’addetta dell’ufficio anagrafe caratteristicamente manda al diavolo Loretolo, che se ne va sconsolato col suo nome imbarazzante.

Il secondo capitolo si apre con i sette che si svegliano e vanno a lavorare; il loro lavoro consiste nel girovagare senza meta per Roma, citofonare alla gente e spiegare il senso profondo del fascismo.
Poundolo scrive sermoni citofonici appassionati, gli altri citofonano, leggono i sermoni di Poundolo, la gente non capisce, gli chiede se sono testimoni di Geova, loro dico no, noi i testimoni di Geova li abbiamo spediti a Mauthausen, la gente dice ma quelli non erano gli ebrei, loro dicono anche, ma non solo, la gente dice ah, loro dicono abbiamo qualcosa da dire, la gente dice no, ho l’acqua sul fuoco, loro dicono siamo neofascisti, la gente dice come neofascisti, loro dicono sì, i treni torneranno a essere in orario, la gente dice io c’ho la macchina, loro dicono che hanno fatto le autostrade, la gente dice ah, siete dell’ANAS, loro dicono no, siamo neofascisti, grazie a LUI avete la tredicesima, la gente dice che è disoccupata, porco di qui e porco di là, che non ha tempo, o che è comunista, o che è democristiana, o che è partigiana e li manda al diavolo, loro citofonano a un altro interno, ecc.

Il terzo capitolo è dedicato ai tentativi di Grigiapioggia di pubblicare il suo romanzo, già inviato senza successo a trentotto editori.
Poundolo le chiede come va, di merda, risponde Grigiapioggia, come mai, dice Poundolo, nessuno vuole pubblicare il mio romanzo, dice Grigiapioggia, la colpa è degli editori ebrei, dice Predappiolo, ma se non c’è un editore ebreo manco a pagarlo, dice Russolo, la colpa è degli editori comunisti, dice Staraciolo, ma va là, dice Poundolo, la colpa è di Fabio Volo, dice Jesolo, ma fammi il piacere, dice Poundolo, lo sentite che coglionate dite, spiace dirlo ma la colpa è solo del romanzo di Grigiapioggia.
Altaforte lo avrebbe pubblicato, se non fosse stato un romanzo del cazzo.
Segue un silenzio imbarazzato.
Grigiapioggia sta per piangere.
Staraciolo chiede a Poundolo di rendere conto della sua affermazione.
Primo, dice Poundolo, il titolo è troppo lungo. E anche il romanzo è troppo lungo. Te l’ho detto, Grigiapioggia, dallo a me che te lo aggiusto io.
Grigiapioggia dice no, e Poundolo se ne va, offeso.

Segue un flashback sull’apprendistato di Grigiapioggia: Scuola Holden, bocciata, Bottega di narrazione, non accettata, Gruppo Facebook “Scrittori Emergenti”, espulsa, Gruppo Facebook “Lettori famelici e autori intrepidi”, stroncata.
È regina indiscussa solo sulla pagina Facebook degli amanti di Salvini, dove pubblica invettive contro negracci e zingaracci e poesie nostalgiche su “quando c’era lui”, l’ultima dedicata alle bonifiche dell’Agro Pontino capace di raggranellare dodicimila like.
(Con ricerca, ritrovamento e conseguente rottura di entrambe le ginocchia per l’autore del commento “a me della bonifica dell’Agro Pontino non me ne fotte una minchia!”).

La narrazione torna al presente: Grigiapioggia piange lacrime grigie dal sapore alcalino.
Non piangere, dice Jesolo, il tuo romanzo è bellissimo.
Pensate anche voi che il titolo sia troppo lungo?
Il titolo è perfetto, dice Staraciolo.

Segue sinossi del romanzo di Grigiapioggia.
Seguono applausi dei sei (tutti tranne Poundolo).
Poundolo si rinchiude in camera e scrive un sermone citofonico abbastanza poetico, ne è soddisfatto. Poi apre libri a caso e inizia a tagliare avverbi, frasi, paragrafi, capitoli. Riduce Guerra e Pace del 65%, la Commedia del 40%, della Terra desolata a forza di rivedere e di tagliare è rimasto un verso, “Aprile è il mese più crudele”, ma anche di quello non è molto convinto. Eccetera.

Il quarto e ultimo capitolo si apre con i sette in giro per Roma a citofonare e si chiude con la morte tragica di Staraciolo, la fuga di Loretolo in Brasile, l’amore omosessuale che scoppia tra Predappiolo e Livido. In pratica Livido va al parco a menare i barboni o i negri o tutti e due, e torna un po’ pesto. C’è una scena in cui Predappiolo spalma il Lasonil sui pettorali di Livido e Livido dice mi fa male il gomito, non i pettorali, Predappiolo gli spalma il Lasonil sui quadricipiti e Livido dice aò, il gomito, Predappiolo, il gomito, Predappiolo gli spalma il Lasonil sulla pancia, Livido inizia a intuire dove si sta andando a parare e dice senti un po’, ma sarai mica frocio, Predappiolo dice mah, Livido dice eh, poi si interrogano sulla conciliabilità tra frociaggine e neofascismo; Predappiolo dice no, mi sa che non si conciliano, Livido dice eh, me sa pure a me, così l’indomani si iscrivono all’LBGT e decidono di adottare un bambino.
Predappiolo sente che c’è qualcosa di marcio nel suo nome, va all’ufficio anagrafe e se lo fa cambiare in Sanfranciscolo; Loretolo viene a saperlo e scrive una mail di protesta, che cazzo, a lui subito e a me no, l’ufficio anagrafe risponde sì, a lui subito e a te no, perché tu sei un fascista di merda mentre Predappiolo, pardòn, Sanfranciscolo è un uomo che si è convertito, e non è mai troppo tardi per convertirsi.
Poundolo prende la Costituzione italiana e taglia di qui, taglia di là, bello schifo dice, adesso ci penso io, e taglia di qui e taglia di là la riduce a una sestina guerrafondaia, poi si mette a fare la spalla a Jerry Calà, girano l’Italia senza far ridere nessuno, danno la colpa ai migranti, ai buonisti, ai comunisti, rimangono disoccupati.
Anche Russolo muore, Jesolo si trasferisce in Sardegna, generando una certa confusione specialmente tra i tedeschi, Grigiapioggia pubblica il suo romanzo con Altaforte, sogna di presentarlo al Salone del Libro di Torino, poi viene colta da depressione.
Gli unici due che vivono felici e contenti sono Livido e Sanfranciscolo, in una casetta fucsia con il piccolo Frankiegoestohollywoodolo, detto Woodolo, un bel ragazzino che canta The power of love tutto il giorno, e quando a scuola gli dicono aò, frocetto fijo de froci, ma che cazzo c’hai da cantà tutto ‘r giorno, lui risponde che se non lo sanno il potere dell’amore è una forza che arriva dall’alto e ripulisce l’anima, i compagni dicono non lo sapevamo, lui dice adesso lo sapete, loro dicono a Woodolo, ma vai affanculo, lui dice va bene ci vado.
Fine.

Illustrazione di Antimonio






altaforte edizioni Antimonio ezra pound fascisti di merda Gian Marco Griffi letteratura Racconti Sinossi per un romanzo neofascista un po' utopistico ideale per altaforte edizioni almeno fino a un certo punto


Previous Next

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Cancel Invia commento

keyboard_arrow_up