Il pesce rosso
By Malgrado le Mosche Posted in Racconti on 11/10/2021 20 Comments 12 min read
Mappature e strategie Previous Whistleblower Next

di Sandro Sacco
Copertina di Sante Cutecchia

Il pesce rosso se ne sta nell’acquario muto con la pinna dorsale ferma, ma non dorme. Se ne sta tutta la notte a fissare di sguincio chi lo ha vinto infilando le palline in una boccia di vetro alla sagra dello stinco di maiale a Bacau.
Non che l’acquario sia scomodo ma avrebbe preferito restare nel baraccone dello zingaro tra i rumori delle giostre e gli schiamazzi delle lunghe tavolate sotto le luci al neon e i palloncini colorati delle fiere. Del resto anche lo zingaro si era affezionato al pesce e la bocca della boccia di vetro dove lui nuotava era un po’ più stretta del dovuto, per questo motivo le palline rimbalzavano sul bordo senza entrarci mai.
Poi è arrivato chi aveva capito il trucco e aveva detto allo zingaro che avrebbe giocato con le sue palline, accompagnando le parole con una strizzatina d’occhio. Lo zingaro aveva abbassato lo sguardo e non aveva battuto ciglio mentre l’altro tirava fuori dalla tasca delle piccole biglie di vetro, e non aveva messo mano al coltello mentre l’altro cominciava a lanciare le biglie, ma quando fu portato via in una busta di plastica trasparente piena d’acqua, il pesce rosso vide che lo zingaro si asciugava una lacrima sul viso col dorso della mano.
Per questo motivo gli è indifferente il nuovo padrone, mai potrà essere amato più di quanto lo abbia amato lo zingaro Alyosha. Non che il nuovo padrone si comporti male, fa tutto quello che va fatto per tenere pulito l’acquario e metterlo a suo agio e anche gli altri abitanti dell’acquario, per quanto insignificanti, non sono poi cattive compagnie ma lo zingaro, col suo girovagare su un carrozzone scombinato per fiere e mercati della Moldova, gli manca da morire.

Il nuovo padrone invece se ne sta tutta la notte a cambiare canali col culo incollato alla poltrona riempendo un bicchiere di Palinka dietro l’altro, e adesso tutto quello che desidera il pesce rosso è di prendere il suo posto.
Proprio così, prendere il posto del padrone di casa sulla sua poltrona, infilarsi le sue pantofole e cambiare canale passando da un posto all’altro. Quasi come tornare a girovagare.  Un pesce rosso con un cervello ad alto contenuto di fosforo come il suo, si deprime se non prende un po’ d’aria. Sa bene che un pesce qualsiasi non dovrebbe avere altro per la testa che il suo acquario o la sua boccia di vetro, ma lui è un pesce speciale che soffre d’insonnia e ha bisogno di distrarsi un po’ per calmare la nostalgia per lo zingaro Alyosha e guarderebbe tutto senza il sonoro per non svegliare il nuovo padrone, ammesso che si lasci convincere ad andarsene a letto per lasciargli il posto in poltrona davanti al televisore.
Ma il nuovo padrone ha una faccia da galera e una pistola che gli fa compagnia, la tiene sul tavolino a destra della poltrona tra la bottiglia e il bicchiere, con la sinistra stringe il telecomando e resta sveglio tutta la notte. Potrebbe anche usarla contro un pesce rosso disarmato che tenta di soffiargli il posto.
Avrà dei buoni motivi per tenere una pistola a portata di mano, pensa il pesce rosso.  Forse qualcuno vuol fargli la pelle e allora fa bene a tenere gli occhi aperti, solo che non dovrebbe riempirsi un bicchiere dietro l’altro di Palinka rumena al gusto di prugna che sfiora i 90 gradi, per via che la vista si imbroglia e finisce che se devi mettere mano alla pistola non inquadri il bersaglio.

Fa sempre ragionamenti così sensati, per questo lo zingaro Alyosha lo portava in palmo di mano e ci teneva che rimanesse nella boccia di vetro al centro del baraccone dove poteva fare cose straordinarie come sorridere e mostrare un’espressione intelligente invece del muso inespressivo degli altri pesci rossi che al massimo si limitano a boccheggiare e a girare in tondo nelle bocce di vetro; e tutti tiravano palline di plastica colorata sulla sua boccia truccata che rimbalzavano sul bordo senza mai fare centro, mentre le tasche di Alyosha si gonfiavano di Leu e il suo sorriso si faceva sempre più splendente per via dei denti d’oro che tutti gli invidiano.
Proprio così, pensa il pesce rosso, se Alyosha ha una banca in bocca e le tasche gonfie è solo merito mio. 

Ma poi di nuovo l’occhio gli cade sulla pistola tra la bottiglia e il bicchiere e torna a riflettere su quel “non inquadra il bersaglio”. Cioè “non inquadra il bersaglio giusto”, precisa, e qualcosa comincia a sfrigolargli nel cervello: e se qualcuno entra nel cuore della notte e spara? Magari un colpo o anche più di uno finisce sull’acquario e l’acqua comincia a uscire come da uno scolapasta e questo è motivo di grande apprensione per un pesce rosso, dato che sa benissimo che un pesce rosso fuori dall’acqua è un pesce morto.
E forse per questo motivo è inutile sperare di mettersi in poltrona davanti al televisore saltando da un canale all’altro per vedere un po’ di posti come quando viaggiava sul carrozzone di Alyosha. Un pesce rosso per quanto intelligente deve stare coi piedi per terra, non può sognare più del dovuto, pensa.
Così se ne sta rassegnato nell’acquario a guardare, sbirciando in diagonale, le immagini del televisore. E se il televisore fosse almeno messo di fronte e magari più vicino non sentirebbe poi tanto strazio, vedrebbe un po’ di posti e tirerebbe un respiro, una boccata d’aria che ti rende sopportabile la giornata. Ma tutto quello che riesce a vedere è un lato luminoso del televisore in fondo allo stanzone perché il resto è coperto dalla presenza del padrone di casa incollato alla poltrona imbottita. E la visione si fa ancora più complicata quando, ogni tanto, quello allunga la mano sul tavolino, afferra la pistola per scarrellare un paio di volte, punta la canna da qualche parte e fa pam con la bocca.

Il pesce rosso non è avvezzo a quel rumore metallico e neppure al pam con la bocca. Lo zingaro Alyosha non faceva mai pam con la bocca, al massimo tirava fuori il coltello per regolare i conti e difficilmente un coltello può bucare delle bocce di vetro, tutt’al più data la sfericità del contenente ci scivola sopra senza compromettere il contenuto.
Insomma, l’acquario ha solo svantaggi, pensa il pesce rosso. Innanzitutto è un bersaglio piatto e luminoso, potrebbe abbagliare uno sparatore maldestro che entra all’improvviso per regolare i conti dando un calcio alla porta e d’istinto rivolge la canna dell’arma sulla fonte luminosa che lo acceca, e allora buonanotte ai suonatori.
Ma magari è proprio il padrone di casa a sbagliare la mira dopo essersi scolato una bottiglia di Palinka ad alta gradazione e così sollevandosi dalla poltrona imbottita potrebbe ricaderci ubriaco fradicio e il braccio che puntava l’arma verso la porta cambia direzione e spara dritto sull’acquario che essendo piatto non devia affatto il colpo, e anche questa volta buonanotte ai suonatori.
Insomma l’acquario non fa per me, conclude il pesce rosso sempre più preoccupato. Sarà questo il motivo della mia insonnia.

Ma sicuramente Alyosha verrà a riprendermi, pensa. Lui di sera copriva la boccia con un panno scuro e aveva cura di me e ci teneva che io dormissi sonni tranquilli e se mi piazzava al centro del baraccone nella boccia truccata era solo perché io attirassi, con la mia espressione intelligente e i miei sorrisi accalappianti, i giocatori che tanto non mi avrebbero portato via dato che nessuna pallina regolare sarebbe mai entrata.
Certo non si può dire che Alyosha sia uno stinco di santo, stringere la bocca di una boccia di vetro rimodellandola sul fuoco per non farci entrare le palline non è affatto onesto ma bisogna pur sopravvivere in un modo o nell’altro e se non trovi il modo giusto allora fai nel modo sbagliato.
Solo che questo modo sbagliato di fare non è piaciuto affatto al tipo incollato alla poltrona che si è presentato grande e grosso davanti al baraccone con la giacca sbottonata e la pistola che faceva capolino dalla cintola dei pantaloni, e ha tirato fuori dalla tasca delle piccolissime biglie di vetro e Alyosha, che ha solo un coltello nascosto sotto al bancone, non poteva dirgli che quelle biglie non erano poi tanto regolari e ha dovuto abbassare lo sguardo mentre l’altro le lanciava. E da allora sicuramente le sue tasche si sono sgonfiate e uno zingaro con due mustacchi che sembrano il manubrio di una bicicletta, che gira per sagre e mercati su un carrozzone scombinato senza mai togliersi il cappello e con un sorriso a 18 carati, non ci può proprio stare con le tasche sgonfie. E sicuramente verrà a riprendermi, magari proprio questa notte per portarmi via con le buone o le cattive, in una busta di plastica trasparente piena d’acqua. È nel suo interesse!

E così si dibatte nei suoi pensieri ignorando gli altri pesci che nuotano tranquilli nell’acquario del tutto indifferenti al dramma che lo sommerge. Ma per sua fortuna è dotato di prontezza di spirito e rapidità d’azione e subito si aggrappa al primo salvagente che gli appare all’orizzonte e sente Alyosha bussare alla porta, lo vede a testa china stringere il cappello tra le mani, lo sente dire che sua figlia Zemfira, che ha solo otto anni, non mangia da quando la boccia di vetro al centro del baraccone è rimasta vuota e che i Leu incassati col lancio delle palline servivano solo per le sue medicine. E si commuove ascoltando quelle parole che escono dal cuore.
Ma poi guarda il padrone di casa grande e grosso sulla porta mezzo aperta che non si commuove affatto e gli legge in faccia, nonostante sia di spalle, che non crede a una sola parola dello zingaro Alyosha.
E in effetti come dargli torto, Alyosha non ha figli o meglio ce l’ha ma non se li porta appresso, i suoi figli sono sparsi un po’ qua un po’ là per tutta la Moldova e nel suo carrozzone ci sono io, è a me che vuole bene!
E così si accascia sconsolato e pieno di nostalgia sul fondo dell’acquario.

Però Alyosha ha una reputazione da mantenere, pensa, e nessuno può fregarlo con delle biglie di vetro per niente regolari. E neppure può sbattergli la porta in faccia facendolo passare per  bugiardo solo perché ha detto che sua figlia Zemfira è malata, tra i tanti figli sparsi avrà pure una figlia malata che si chiama Zemfira.
E piano piano ricresce la speranza nello zingaro Alyosha  che deve salvare la faccia per riprendere a girare per sagre e mercati su un carrozzone scombinato senza mai togliersi il cappello, e torna a galleggiare.
E se con le buone non funziona, ripete inseguendo i pensieri che si rincorrono come su una giostra senza freni, allora Alyosha…
E improvvisamente un pensiero più veloce degli altri schizza dalla giostra e gli accende come uno zolfanello il cervello al fosforo e vede Alyosha che sfonda la porta con un calcio per sorprendere nel sonno il padrone di casa che però se ne sta col culo incollato alla poltrona e gli occhi ben aperti davanti al televisore in fondo allo stanzone. Vede Alyosha che serra gli occhi abbagliato dalla luce dell’acquario mentre l’altro molla il telecomando afferra la pistola si scolla dalla poltrona scarrella e punta l’arma preciso sulla porta spalancata nonostante si sia scolata un’intera bottiglia di Palinka. 
La paura prende alla gola il pesce rosso e gli toglie il respiro. Vede Alyosha avanzare verso l’acquario con le ciglia socchiuse mentre con la sinistra regge una busta di plastica trasparente piena d’acqua e nella destra stringe il coltello. Guarda il padrone di casa puntare l’arma su Alyosha che fa in tempo a scansarsi, e vede il coltello di Alyosha volare per aria dritto e bilanciato che si conficca nel braccio armato.  Vede il braccio che cambia direzione e spara sull’aquario, vede il proiettile che fa un buco nel cristallo, poi altri proiettili fare una rosa attorno al primo buco e vede l’acqua uscire dall’acquario come da uno scolapasta mentre Alyosha scivola sul pavimento bagnato rompendo la busta di plastica piena d’acqua che avrebbe dovuto contenerlo per portarlo finalmente in salvo.
E vede una lingua sottile d’acqua che scivola lenta sul pavimento trascinando gli altri pesci che si inarcano e sbattono la coda tra i frantumi dell’acquario mentre il televisore continua indifferente i suoi programmi.
Il pesce rosso sente le tempie pulsare impazzite e non ce la fa più a reggere la scena e con uno stacco di pinna caudale fa un salto liberatorio per sfuggire alla carneficina che si svolge nel suo intelligentissimo cervello al fosforo, ma proprio mentre mette fuori il muso dal bordo dell’acquario ed è lì lì a un passo dalla salvezza, si ricorda che un pesce rosso fuori dall’acqua smette di essere un pesce rosso per diventare un pesce morto.

acquario autori fiera Il pesce rosso letteratura Racconti Sandro Sacco Sante Cutecchia


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  1. Racconto molto originale che non strizza l’occhio al lettore con un lieto fine ma ha il coraggio di finire con una punta di amarezza.

  2. Mi piace un ” pesce rosso” che ragiona con lucidità e mostra di aver capito come girano le cose della vita…

  3. Mi piace un ” pesce rosso” che ragiona con lucidità e mostra di aver capito come girano le cose della vita…

  4. Come il. burattino Pinocchio che diventa umano, anche il pesce rosso ha la sua chance, quando si accorge di essere stato amato dal suo vecchio padrone girovago dai denti d’oro. Ma nel momento in cui inizia a sognare e immaginare, la sua vita da pesce è segnata, perché un pesce fuor d’acqua è un pesce morto! Un racconto avvincente e metaforico e perfino “interattivo”. Chi di noi non è stato tentato dal lieto fine? Questo perché l’autore ci ha fatto amare il pesce rosso come fossimo tanti zingari girovaghi.

  5. Un bel racconto davvero, che apre scenari inaspettati e ti porta al contatto con culture lontane.

  6. Bello. Ci trovo qualcosa di Kafkiano nel rimuginare del pesce (mi ricorda “La tana” e le elucubrazioni del protagonista) e anche qualcosa di Jerome nel suo dar vita ad oggetti inanimati (certo il pesce rosso non è inanimato ma non siamo abituati a ritenerlo pensante, ecco). Bello anche il finale, solo un po’ “sbrigativo”.
    Nel complesso mi è piaciuto.

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