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Un enorme lago salato
By Malgrado le Mosche Posted in Altra letteratura, Miscellanea on 10/07/2023 2 Comments 23 min read
Confidenze Previous Piccole recensioni tra amici (sottotitolo: l'amichettismo in breve) Next

di Carlo Martello
Copertina di Marta Di Giovanni

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In queste pagine lo scopo è innanzitutto privato e risiede nel tentativo di fare ordine nelle numerose mappe che hanno composto e compongono il mio rapporto con il BDSM (BDSM è un acronimo, coniato ormai moltissimi anni fa e per molti versi ormai insoddisfacente a descrivere l’intero campo dei cosiddetti kink erotici, sessuali, identitari. L’acronimo originale e dunque piuttosto vetusto, che qui uso ugualmente perché, almeno per sentito dire, è molto diffuso, è composto dai lemmi B/D, che sta per Bondage e Disciplina, D/s, che sta per Dominazione e Sottomissione e infine S/M, che indica Sadismo e Masochismo. Il campo è molto più ampio, ma almeno per identificare delle coordinate di massima, accontentiamoci), le molte diramazioni che da questo partono e poi le direzioni, i desideri, le realtà, le frustrazioni, le esperienze e le dimenticanze.

Questo privato diventa pubblico, non lo scopro io, nel momento stesso in cui lo ripenso in funzione del rapporto con altrə.

Ho pensato a lungo, nel corso degli ultimi quindici anni, e prima ancora, seppure in modo più ingenuo, a cosa fosse il BDSM, alle ragioni che me lo fanno percepire come essenziale al raggiungimento della mia felicità personale; attraverso la lente della cultura BDSM ho visto e vedo tuttora quasi tutto quello che riguarda la mia vita personale. Senza la pratica del BDSM non sarei la persona che sono, senza le gioie e i problemi che ne sono conseguiti, avrei conosciuto persone diverse e fatto altre scelte. Forse non sarei padre.

L’inizio della scoperta è coinciso con la realizzazione di avere dei desideri sessuali, intorno ai dodici, tredici anni. Dai racconti dellə amicə, dalle letture di questi anni, mi sembra di poter dire che si tratta di un percorso comune a moltə altrə, non mi spingo a dire per tuttə perché la vita è imprevedibile e sconosciuta.

Senza desiderio sessuale non ci sarebbe stata la scoperta del BDSM, eppure è vero anche il contrario: senza BDSM per me non ci sarebbe più sesso. Ci sono stati rapporti cosiddetti vanilla, a volte bellissimi, in qualche occasione soddisfacenti, quasi sempre fatti con amore, ma il mio sesso è il BDSM. Solo così sono io, do me stesso completamente e mi riconosco nell’atto sessuale.

Valentina decise così di scrivere una lettera, sarebbe arrivata con i tempi delle poste e non avrebbe avuto importanza, i suoi sentimenti non sarebbero cambiati nel frattempo. Aveva la sensazione che non sarebbero cambiati più e si sentiva un’idiota per questo.

Caro Riccardo, mio Padrone, sento il bisogno di scriverti perché la tua presenza di questi giorni ha riempito ogni anfratto del mio cervello, se non scrivo non c’è più spazio per niente e prima o poi esplode tutto. Ho l’impressione che dalla pelle escano fili che mi tengono sollevata mentre dormo e che nessuno li possa vedere, nemmeno tu. Tutti pensano che io sia sveglia e invece dormo, anche se continuo ad assolvere a tutti gli obblighi; dormo da sveglia, o meglio, sto sveglia continuando a riposare perché i fili si occupano della fatica di stare al mondo. Si dice, mi hai ridotto così. Ma tu non hai ridotto: hai aggiunto. Non sono mai stata così libera di abbandonarmi, te ne sono grata. Il culo mi brucia, si vedono i segni anche dopo due giorni. Ne sono orgogliosa e mi fanno pensare a te, a noi, alle ore che abbiamo passato insieme.

Stasera ti rivedrò e so che sarai gentile con me, come sempre. Non so come sarà il film, non mi sembrava un capolavoro dal trailer, però è pur sempre Kiarostami. Magari mi sbaglio. Spero che ti ricorderai di portare un ombrello, piove e continuerà a piovere fino a domani. Questa lettera ti arriverà quando i temporali saranno finiti, come avviso è piuttosto scadente. Io non ho voglia però di portare un ombrello, per cui ricordatene tu, anche senza avviso. Grazie.

Non essere preoccupato di farmi male, io sono d’accordo. Se qualcosa non mi andasse bene, lo direi. Il problema è che mi va bene tutto di te”.

Dalla pratica e dallo studio del BDSM, iniziato e proseguito per la soddisfazione di un desiderio sessuale insopprimibile – perché di questo si tratta, di una condizione umana per cui semplicemente il sesso è il BDSM e da lì non si scappa, né si desidera farlo – si arriva, con una minima dose di curiosità umana, alla scoperta di numerosi campi del sapere, da quel poco di anatomia che bisogna conoscere, al teatro e alla potenza dei riti, dalla fotografia alla letteratura, dalla storia dei movimenti gay leather al cinema, dalle geografie delle città più vicine culturalmente al femminismo.

Insomma, si parte dal desiderio sessuale e si arriva ovunque, anche se nemmeno questo è esatto: non esiste una linea retta, non si parte e non si arriva, si procede come un uccello con le sue piume, ognuna delle quali è un sapere diverso, una persona amica, uno studio compiuto, una curiosità soddisfatta. Il BDSM è un romanzo mondo e la letteratura, questo per inclinazione e per scelte personali, è l’altro universo che mi è capitato di intrecciare con il BDSM, insieme al femminismo. È soprattutto di queste tre vorticose galassie, dei collegamenti e delle somiglianze tra loro che proverò a parlare.

In quest’ultimo anno trascorso ho giocato da dom e da sub (sul fatto di essere switch ci sarebbe da scrivere un capitolo a parte. La switch o lo switch sono quelle persone che nel BDSM passano da un ruolo all’altro, quindi sono dominantə o sottomessə in relazione allə partner, alle circostanze, al loro umore di quel momento, ai desideri di quel periodo. Non sono né dom, né sub, ma appunto switchano) e la mia vita, lo vedo chiaramente, ha seguito queste tre direzioni intrecciate: la scrittura, il BDSM e il femminismo. Quando scrivo, in maniera non consapevole, concentrato sulle frasi o sulla struttura, adotto una serie di punti di vista miei sul mondo di cui sto provando a raccontare una parte, questi mondi, reali o immaginati, sono mondi in cui, con successo o meno, con più forza o meno, il femminismo e il BDSM sono sempre presenti, se non altro in termini di ricerca dei rapporti di potere.

Letteratura, BDSM e femminismo, in ordine sparso, sono quindi un’unica mappa attraverso la quale interpreto il mondo e provo a inventarne altri.

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Inizio a interessarmi a un campo del sapere e di quel campo non è neppure vero che voglio sapere tutto. Non è il mio carattere: non mi è mai interessato arrivare primo. Inizio a interessarmi e voglio avere la mappa completa davanti agli occhi, non voglio sapere tutto, voglio poter cercare tutto, poter creare ponti tra le materie.

Quando ho imparato a leggere, da bambino, mi chiudevo in una stanza della casa dei miei nonni, dove passavo molti pomeriggi, e aprivo il vocabolario. Leggevo le parole partendo dalla “a” e proseguendo pagina dopo pagina. Dopo poco mi stufavo di seguire l’ordine alfabetico e aprivo pagine a caso, scoprendo parole che al tempo ricordavo e che ora ho dimenticato quasi del tutto.

La stessa cosa è successa per Topolino; in particolare avevo preso una fissa per Eurodisney, che all’epoca era stato appena inaugurato.
Sapevo tutto su Eurodisney: quante persone ci lavoravano, quanti alberelli erano stati piantati.

Dopo qualche anno, mia madre è stata praticamente costretta a portarci a Parigi, c’era anche mia sorella. Eravamo così padroni dello spazio che riuscivamo a muoverci senza problemi in tutto il parco, conoscevo la mappa a memoria. Credo la conoscesse anche mia sorella, perché il mio entusiasmo l’aveva contagiata.
Alla fine della giornata a Eurodisney, per via della gente e del fatto che eravamo pur sempre una ragazzina e un ragazzino, non eravamo riusciti a completare tutte le attrazioni. La delusione era tremenda e mia sorella ha pianto in un modo impossibile da non notare. Un lavoratore del parco italiano, mosso a pietà, ci ha regalato i suoi ingressi omaggio per il giorno seguente.

Questa insoddisfazione perenne, perché “finire” è sempre impossibile, mi accompagna ogni giorno. Il gioco non è mai abbastanza, il subspace non arriva quasi mai (il subspace è quella condizione di trance cui la persona sub può arrivare se il suo corpo, indipendentemente dalle pratiche effettuate, sente il gioco molto intenso e si abbandona del tutto. Il tempo si deforma, il corpo si espande nella percezione di sé. È una condizione molto gratificante, dettata da particolari incastri chimici che il nostro cervello crea autonomamente, se opportunamente stimolato dalle circostanze e senza l’aiuto di nessuna droga, di nessun genere. Nel giro di qualche minuto l’effetto svanisce, ma si resta incredibilmente rilassatə per molte ore), il femminismo non è la guida del pianeta, quello che scrivo non ha mai il potere che vorrei avesse e che sarebbe necessario, tutta la letteratura non ha nemmeno un briciolo del potere che le servirebbe, nonostante possa cambiare le giornate e le vite delle persone, nei casi più fortunati.

Crescendo, ho smesso del tutto con le ossessioni ed è stata una decisione molto fortunata. Ho iniziato anzi a diffidare dalle persone ossessionate in un senso che vorrebbero creativo, credo solo alle ossessioni cliniche.

Malgrado le mosche è una rivista insoddisfatta fin dalla nascita e resterà tale finché un giorno morirà. L’insoddisfazione, figlia e madre dell’aspettativa, è il dato di buona parte di quello che faccio e della mia vita. In un certo senso l’ho accettato, finalmente.

Quando dico che vorrei, vale a dire che voglio, non mi piace la parola ordine, ma devo ammettere che questi sono ordini. L’inizio di una relazione porta sempre con sé molte precisazioni. Le persone di solito preferiscono precisare i limiti della propria relazione che inizia attraverso i comportamenti, io preferisco scrivere.

Amore mio, mia schiava, voglio che tu smetta di masturbarti senza il mio permesso. Ogni volta che vorrai godere dovrai chiedermelo. Se non dovessi ricevere risposta dovrai aspettare, l’assenza di risposta è una risposta negativa.

Ogni giorno dovrai immaginare di baciarmi i piedi, così sarai pronta a farlo come un’abitudine quando saremo insieme. Mi scriverai una volta al giorno, brevemente, cosa hai pensato durante questo pensiero.

La distanza ha le sue regole da maneggiare, siamo lontani ma sei mia.

Ti amo”.

Nel corso degli anni, ho seguito lo stesso metodo, pur non avendolo mai strutturato, per i fumetti di supereroi, i libri, il cinema, i Beatles, la politica italiana, i quotidiani, la pubblicità, il femminismo. Alcuni di questi interessi mi accompagnano ancora e credo lo faranno per il resto della vita, altri si sono ripiegati, infine sono stati confinati alla memoria, talvolta alla nostalgia. Non mi interesso più di fumetti, ne leggo volentieri, ma non saprei, non potrei parlarne diffusamente come un tempo. Ho completamente bucato tutto il cinema degli ultimi dieci anni, e se sono ancora in grado di riconoscere un buon film dai primi due minuti di visione, è solo perché ne ho visti anche tre, quattro al giorno per anni, dai capolavori alla merda. La politica italiana la seguo talmente poco da dovermene vergognare, ma mai quanto loro. Sono rimasti i libri, soprattutto. E poi il femminismo, che è la vera rivoluzione contemporanea. Si è inserito con forza, ormai parecchi anni fa, il BDSM, ed è stata una liberazione. Non sapevo cosa fosse il BDSM, non sapevo neppure che esistesse un acronimo fatto così, ma che mi piacessero la dominazione e la sottomissione lo sapevo bene dai primi momenti della pubertà. Non avevo nessunə con cui parlarne, e non è un’esperienza tanto strana. Per cui ho tenuto questa consapevolezza per me e ho provato a fare le mie esperienze, con più o meno successo, fino a dopo i vent’anni. Ho iniziato a parlarne con la mia compagna del tempo, che non ha capito, eppure, con tutti i suoi limiti, ha cercato talvolta di accondiscendere a quelli che erano i miei desideri e che purtroppo non erano del tutto chiari nemmeno a me, perché non avevo studiato, non avevo aperto nessun dizionario, non avevo letto tre edizioni di Mereghetti o tutti gli X-men dal primo all’ultimo, non conoscevo il numero esatto delle persone che lavoravano a Eurodisney.

Con lei la storia d’amore è finita per tante ragioni, ma resto convinto che il BDSM sia stata una delle principali, perché, in estrema sintesi, a me mancava un pezzo. Non mancava solo un pezzo all’interno della relazione, o meglio, mancava un pezzo alla relazione perché mancava un pezzo di me, che non avevo costruito. Ho deciso che non avrei mai più intrapreso una relazione che non prevedesse esplicitamente il BDSM. Ho deciso che avrei studiato, che avrei conosciuto altre persone, che avrei chiesto aiuto.

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Una cosa fondante accomuna la letteratura di fiction, il femminismo intersezionale e il BDSM: sono tre saperi che ne portano altri.

La prima apre alla scoperta di beh, praticamente qualsiasi cosa. Tutto può essere raccontato, tutto può essere studiato.

Il femminismo intersezionale, lo si intuisce già dalla definizione che si è dato, “accoglie” al suo interno le lotte che riconosce proprie, le più diverse, perché non ci può essere liberazione se non è per tuttə, perché la lotta al capitalismo e al patriarcato sono la stessa lotta, contro la stessa cultura e le stesse istituzioni.

Il BDSM, più propriamente l’intero campo kinky (i kink, per farla breve, possiamo tradurli con “desideri sessuali non convenzionali” i Kinks, invece, sono un gruppo pop inglese, possono piacere, a me non fanno impazzire, ma questa è un’altra storia), apre alla scoperta del corpo, proprio e delle altre e degli altri, scoperchia la politica dei corpi, dei desideri, soprattutto scardina del tutto il potere perché ci gioca esplicitamente.

Non avrei iniziato a interessarmi davvero di BDSM senza il femminismo, non avrei colto la potenza del femminismo senza la distruzione del potere operata dentro di me dalle pulsioni sessuali del BDSM, non scriverei la narrativa che scrivo se non praticassi BDSM e non mi sentissi femminista. Senza i libri, senza il femminismo e senza il BDSM, forse sarei un maschio bianco cisgender represso, forse avrei trovato delle altre strade. Di sicuro avrei sofferto moltissima frustrazione. Ho potuto sperimentare il mio corpo e il corpo di altre donne e uomini, sperimentare con loro il potere, giocare con le convenzioni e annullarle, grazie allo studio – mio e dellə altrə – del BDSM e del femminismo.

Alcune persone che non citerò – non posso essere del tutto sicuro della loro voglia di esporsi – mi hanno aiutato e mi aiutano moltissimo. Come studioso sono una frana, l’ossessione enciclopedica è una falsa ossessione, ho smesso con le ossessioni, ho smesso con il collezionismo, da molti anni tutto si risolve nella costruzione di una mappa più o meno accurata che mi permette di muovermi in questi universi, e poi uso la forza dei desideri, che è potentissima, una fiamma inestinguibile. La mappa mi aiuta a capire quando chiedere aiuto a chi potrebbe aver approfondito davvero quello che non ho approfondito io. Il desiderio mi dà la voglia di cercare.

Non credo sia il metodo migliore e non lo consiglio, ma è il mio e non ne ho trovato un altro. Non sono uno studioso. Sono un costruttore di ponti.

Avere una mappa significa per me riuscire a vedere il mondo dall’alto ordinato. Ha significato che volere tutto non è uno slogan e non è un capriccio, ma una conseguenza logica. Ero già tutto, ero già nel mondo, pretendere tutto è solo il passo obbligato da fare dopo che si è cambiato sguardo, dopo aver realizzato che non si tratta di rivendicare uno spazio o la possibilità di un comportamento, si tratta di mostrare a tuttə che il mondo visto da lassù è semplicemente un altro, di più, sono semplicemente altrə. “Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini”, come ebbe a dire un noto cosmonauta.

Alberto si ritrovò solo e felice come non era stato mai, felice in un modo che aveva a che fare con una parte di sé animalesca, che non riusciva a ritrovare eppure ricordava come sua. Era lui, lo sapeva, era stato lui a perdere il controllo, a godere come se da quello dipendesse la stessa sopravvivenza, a sentirsi squassato. Emilia lo aveva guardato e quello sguardo lo aveva ferito, all’improvviso era tornato nella realtà e la realtà era peggiorata senza possibilità di tornare indietro. Il patto era stato rotto. Non era più il padrone, era stato lo schiavo e gli era piaciuto. Era invaso dalla potenza sessuale e la sua compagna non lo riconosceva più. Perché sei così egoista?, aveva pensato, se lo ricordava chiaramente. Perché vuoi tenere per te tutto questo?, aveva pensato nei giorni seguenti. Perché non possiamo viverlo entrambə e riderne, ritrovarci sconvoltə? Perché devo esplorare da solo una felicità possibile?

In futuro restarono amicə, il patto non venne mai più ricomposto.

C’è un esperimento interessante che viene fatto di tanto in tanto – un’ultima versione è molto recente e ovviamente non me la ricordo con precisione, perché come studioso sono pessimo – e che consiste, in breve, nel ruotare il planisfero. Il “fatto” che l’Africa sia rappresentato come sud, o che lo stivale dell’Italia sia in posizione verticale, ecc., sono convenzioni. Se ruotiamo il planisfero di 90° il Mediterraneo ci appare come un enorme lago salato. Se rovesciamo il planisfero di 180°, il mondo sembra fatto da alberi, l’Africa, il Sudamerica, sono le chiome degli alberi, quello che assumiamo come nord sono le radici. È una visione a modo suo sconvolgente.

Il BDSM opera un rovesciamento di questo tipo e ci dice che il potere non esiste, è solo un gioco erotico. Poi si smette di giocare, si chiude la scatola, si fa dell’altro. Quando se ne ha voglia si riprende a giocare. E chi vuole giocare per sempre, ovvero chi fa 24/7 e resta, come si dice, in ruolo, senza interruzioni? Come ce lo spieghiamo? Con la ricerca di un equilibrio, che è personale. Chi valuta che gestire la propria vita in ruolo da dominante o da sottomessə fa al caso proprio, buon pro lə faccia. Questo non inficia il ragionamento. Il gioco è bello quando dura poco è un motto borghese. Il gioco dura quanto ci pare, se siamo d’accordo.

3

Non basta volere una cosa per ottenerla, non basta voler saper fare una cosa per farla, bisogna imparare. Allo stesso tempo, non basta saper fare BDSM per farlo bene, bisogna averne voglia e averne voglia significa prendersi cura dell’altrə e/o affidarsi alle cure dell’altrə.

Ci vuole il desiderio e ci vuole la pratica. Ci vuole l’attenzione e ci vuole la libertà. Ci vuole il potere e ci vuole la parità. Per giocare con il potere bisogna allontanarsi dal potere.

All’inizio della mia esperienza nel BDSM il desiderio era di giocare come dom. Dentro di me sapevo benissimo che mi sarebbe piaciuto giocare anche da sub, ma avevo bisogno di tempo per potermi fidare innanzitutto di quel desiderio e poi, seppure per un tempo concordato, affidare me stesso a un’altra persona. Per alcuni anni ho giocato solo come dom, volevo avere il controllo. Non avevo capito che il potere dellə dominanti è molto circoscritto, limitato dalle istruzioni dellə sub. È chi sta sotto che si affida e decide qual è il campo, dove si può andare e dove no. La mappa è nelle mani dellə dominante, ma l’ha scritta la persona sottomessa. È la mappa dei suoi desideri e dei suoi limiti, del suo corpo. Se un promontorio è vietato non c’è potere che tenga: è il paradosso del consenso sacralizzato nella cessione del potere.

Da dominante (ma lo stesso sarebbe accaduto anche da sottomesso) ho imparato che il consenso non è mai immutabile. Va ridiscusso continuamente, può essere negato all’improvviso. Ho imparato che il potere non esiste, è una convenzione a cui credere o meno. E se non ci crediamo ci possiamo giocare, creare un potere enorme come delle streghe e degli stregoni.

Finalmente ho iniziato a giocare anche come sottomesso, ho studiato di più e riesco a fidarmi con più facilità, soprattutto ho conosciuto alcune persone che mi danno e a cui do fiducia. In un certo senso si è creata una piccola comunità che sa di avere, o di poter avere se lo desidera, uno spazio fisico e mentale in cui sentirsi al sicuro. Sono le mie amiche e i miei amici.

Si muovevano poco, per cui vederli da fuori si aveva l’impressione di osservare degli ologrammi, ovvero due immagini sovrapposte a righe alternate, così da simulare un movimento che però resta imprigionato in sé stesso, non si permette di rompere le righe e non più metaforicamente. Tutta la storia li aveva portati a darsi amore, a conoscersi, a scoprire le imperfezioni e loro avevano accettato ogni cosa, perfino il fatto di chiamarsi Marco e Mirko, che faceva ridere tuttə troppo.

Non avrei dovuto vedere quello che è successo, nessunə avrebbe dovuto, ma Marco e Mirko avevano la vita esposta, come disse Marcella una volta. Nessunə avrebbe potuto credere che il potere avrebbe rubato l’amore anche a loro. E infatti non accadde mai, perché le storie di Marco e Mirko, non più fratelli ma amanti, finiscono solo con il lieto fine, Rodari scrive romanzi d’amore, campioni di vendite. Marco e Mirko sono ovunque, tra i portachiavi delle ragazze, nelle librerie di donne e uomini, se ne parla alla radio, alla televisione. Chi avrebbe potuto prevedere che in Italia, sotto un governo di estrema destra, il successo commerciale più clamoroso sarebbe stato ottenuto da uno scrittore morto e resuscitato, che scrive storie d’amore gay incest BDSM? Nessunə. Siamo qui apposta (Marco e Mirko sono due fratelli, protagonisti di alcune avventure molto divertenti di Gianni Rodari. Hanno anche una valenza didattica, perché la realtà delle storie che abitano si modifica in seguito ai loro errori grammaticali).

Quando ho fondato Malgrado le mosche ho cercato di riprodurre le stesse dinamiche, spesso senza riuscirci, talvolta con qualche soddisfazione: di nuovo BDSM, femminismo e letteratura hanno esplicitato la loro compresenza.

Credo di aver commesso e di continuare a commettere alcuni errori, con l’aggravante di ripetere spesso gli stessi, ma spero di non aver mai interrotto un cambio di direzione della rivista, solo in virtù della mia posizione di fondatore. Senza BDSM e senza femminismo, questo approccio, per me, non sarebbe stato possibile.

Questa è anche la ragione per cui queste pagine trovano spazio qui, – ovvio che è più facile, fuori da qui avrei dovuto cercare qualcunə disposto a pubblicarmi – ovvero in un posto che è stato immaginato fin dal principio come una casa aperta. Questa casa è un albergo, anzi è una casa. Questa casa è una casa. E fin dal primo momento doveva contenere letteratura di fiction e contributi esterni, ospitare l’invenzione e la realtà, rovesciare la prospettiva della divisione e pretendere tutto. Per questo parlo di BDSM qui, come altrə  hanno parlato di Cile, di musica in forma narrativa, per questo ci sono le playlist. Questo tipo di contributi è purtroppo molto minoritario rispetto ai racconti, contro i quali non ho nulla, anzi, sono la linfa della rivista. Semplicemente, in questo momento storico, ci sono moltissimi racconti e poca voglia di mischiarli con il resto. Ma a cosa serve una mappa dove sono disegnati solo i fiumi? Io ne voglio una completa, con i fiumi che risalgono la corrente, le montagne che si affacciano sulle città e le coprono d’ombra, una mappa dove ci si tocca.

4, 5 e 6

Non esistono conclusioni. Il segreto è anche questo, non è necessario cercare la fine, è già arrivata, ne sono arrivate e ne arriveranno centinaia. Non è necessario vedere il cerchio, siamo piuttosto minuscoli punti, come luci di una città vista da lontanissimo, dallo spazio, una città vista dall’alto dell’atmosfera, che diventa una mappa. Una mappa notturna dei desideri.

Una fine crea un ponte luminoso, un inizio scava un lago insondabile. Senza potere tutto è possibile, l’amore prende forme che non si credevano dicibili, la rabbia si riversa dove è necessaria e non dove è inutile o dannosa, l’immaginazione si rivela soverchiante, finalmente.

Sono tempi crudeli, insopportabili. Eppure, sento la responsabilità di viverli, di provare a fare l’attraversamento del deserto insieme all’altrə. E poi, alla fine della storia, chi lo sa, qualcosa succederà, anche se non ci saremo. Se ancora potremo raccontarla avremo una forma diversa e le nostre storie non somiglieranno a niente.

Gli amici e le amiche sono intervenutə tuttə e parlano di matrimonio, ma questo è un funerale. È la festa di addio alle persone che eravamo prima, nessunə può sapere chi saremo, si fidano di noi con ingenuità, con lo stesso affetto che restituiamo loro. Finalmente siamo mortə, amore mio. Questa vita che lasciamo è stata interessante, dicono. Non credo di averne capito granché. Ci sarai tu nella prossima e mi sento più sicuro.

Durante la cerimonia leccherò le suole delle tue scarpe e saremo una cosa sola. Mi alzerò, mi sputerai in faccia e saremo una persona sola. La musica ci accompagnerà, amici e amiche applaudiranno, avremo ricostituito il patto da privato a pubblico, per tutti gli anni che verranno. Lo rinnoveremo ogni giorno, lo ripareremo, lo metteremo in discussione, lo cucineremo, lo faremo bruciare senza la minima intenzione di salvarlo dalle fiamme, lo ritroveremo vivo come una fenice, saremo donne, uomini, schiava e schiavo, proveremo a dimenticare il futuro e a leggere il presente.

Queste parole sono state scritte materialmente prima, ma non sono mai esistite nel passato, esistono nel presente e fanno la guerra al futuro, fanno la guerra mentre ti guardano con la faccia schiacciata sul pavimento dalla tua potenza d’amore.

«Allora questa storia non è finita?»

«Non finirà mai, è una storia inventata».


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  1. Grazie, Carlo, per questo pezzo. Onesto, coraggioso, ironico a tratti. Mi ha fatto riflettere molto. Il sesso come espressione del nostro vero sé, il gioco dei ruoli di potere per scardinare il concetto di potere, l’importanza dello studio applicata a tutto, anche a quello che mi fa godere (e non). E poi i nostri corpi e le nostre scelte che sono politica, noi che siamo politica e decidiamo da che parte stare, quale mondo desiderare forte.
    Grazie, davvero.
    Sara

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