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La piccola migrazione
By Malgrado le Mosche Posted in Racconti on 30/05/2023 2 Comments 9 min read
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di Maria Sole Cusumano
Copertina di Stefania De Chirico

Pare che nel 2050 Mumbai finirà sott’acqua.

A Palermo succede ogni volta che piove.

Il Nonno dice che prima la spiaggia era molto più grande, ora le onde baciano il cancelletto della sua casa a Mondello.

Il Cugino, che è laureato e quindi due o tre cose le capisce, dice che il Nonno non doveva costruirla proprio la casa sul mare.

Pare, quindi, che nel 2050 finiremo tutti sott’acqua.

Il Cugino sono dieci anni che vive fuori ma ha ancora la voce impastata di dialetto: esce la spazzatura e sale i dolci di mandorla per i colleghi di Milano; si piazza a gambe larghe sulla riva e con le mani in tasca sospira e dice “minchia, che bello ‘sto mare!”.

Quando viene a trovarci sta sempre a mollo, impegnato in lunghe e solitarie nuotare, ed esce solo per i maccheroni di Nonna. Il Nonno, ridendo, ha sempre detto che a via di tuffi al Cugino sarebbero spuntate le branchie.

E lo dice così, pensavo io, per scherzo. Pare, invece, che ce le abbia davvero.

L’ho scoperto il giorno che siamo andati a caccia di ricci di mare sugli scogli e l’ho visto grattarsi il collo chiazzato di rosso. Credevo fosse la psoriasi, ce l’hanno tutti in famiglia, ma erano le branchie.

Mi sono chiesta se c’entrasse la nostalgia dell’aria marina di giù, o il fatto che il Nonno è un profeta e, come ha previsto che il mare si mangerà la sua casa, ha previsto che il Cugino sarebbe diventato un pesce.

Tutte le cose divertenti capitano al Cugino, oh.

Dai, Titti, spunteranno anche a te, mi dice.

Se, va beh, dico io.

Al Cugino piace scherzare. Il Cugino che da piccolo chiamavano Terrorista perché era il terzo sul motorino di mio Fratello e una volta s’era bevuto tutto lo sciroppo per la tosse dicendo che era buono come il succo mela e carota.

Quando si fa il bagno io mi siedo sugli scogli e lo osservo salire e scendere, vorticare e ridere, con le bolle che gli escono dai denti. La sua pelle luccica al sole come la superficie dell’acqua, e quando onde più piccole lo bagnano perde forma, creatura anfibia, m’immagino che da un momento all’altro tiri fuori le pinne al posto delle gambe.

Invece è sempre lo stesso Cugino che fa i palloncini più grossi con la Big Babol; ascolta Battiato ma anche se ha le cuffie si sente comunque in tutta casa, e la Nonna lo colpisce con la Settimana Enigmistica perché lo chiama e non la sente; aiuta Papà e lo Zio a preparare le esche e chissà se gli fa senso quando si trova fra le mani uno di quei grossi pescioni che respirano e nuotano proprio come lui.

Quando si issa sugli scogli con ancora le branchie che pulsano, tagli sottili e rossastri da cui pare debba venire fuori del sangue, i muscoli tremano e il petto sussulta per spasmi involontari che, a me, ricordano proprio i pesci arenati sul bagnasciuga. In un momento si riassorbono e tutto è come prima, come è sempre stato.

Da quanto tempo?

Questa è la prima volta, ma so che devo fare.

Che devi fare?

Ho in mente una migrazione, dice, una cosa piccola.

Dove te ne vai?

Il Cugino a quella domanda non risponde mai, anche se gliela faccio ogni volta che ci stendiamo sugli scogli come stelle marine, piuttosto attacca a parlare delle solite cose: riscaldamento globale, scioglimento dei ghiacciai, Mumbai sommersa nel 2050, la casa abusiva del nonno che diventerà la casa dei pesci.

Non è un po’ presto? Magari aspetta di finire il dottorato.

Titti, ma che gliene fotte del dottorato a un pesce?

Il Cugino ha ragione, come sempre.

A luglio si secca a stare sulla terra ferma, gli bruciano le giunture, e si posa sulle cose come fosse di piombo. Si asciuga di continuo il sudore, tamponandosi la faccia e il collo con un fazzoletto di stoffa con su ricamata la sua iniziale, G., regalo di battesimo della comare della Nonna. Beve acqua a litri, s’annaffia come le piante, e si inzuppa tutte le magliette. Risponde alle mail dell’università con i piedi a mollo sulla battigia, il braccio sollevato verso il cielo per prendere la linea.

Il suo progetto di ricerca è sulla grande migrazione degli animali per via del cambiamento climatico: balene, orsi polari, rondoni, altri che mi ha detto.

Una volta l’ho trovato un rondone, gli racconto, era caduto dal nido. Gli ho dato da mangiare le larve di mosca che il Nonno usa come esca.

Hai fatto bene, brava.

Però poi è morto.

E va beh.

Un pomeriggio viene il Cugino Piccolo mano nella mano con gli Zii, e il Cugino gli fa i trucchi di magia: ti ho rubato il naso; guarda cos’hai nell’orecchio; pesca una carta, non mi dire che cos’è… asso di cuori!

Il Cugino ha una risata che fa vibrare la gola e i bicchieri di vetro.

Fa vedere al Cugino Piccolo certi tesori che ha trovato: gusci di riccio, ossi di seppia; ha una storia per ognuno di quegli oggetti magici e le dice a bassa voce, per farle sembrare un segreto.

Ma il vero segreto lo so soltanto io.

Arriva anche mio Fratello e si mettono a fumare sul muretto, le spalle brune al mare e le infradito che penzolano dall’alluce.

Poi il Cugino salta giù e prende il tubo con cui il Nonno innaffia gli occhi di bambola del suo giardino e dice che farà un’altra magia: col dito che copre in parte l’estremità, e l’acqua ci cade addosso come pioggia.

I Grandi si alzano e cominciano a gridare, no, no, così no; la Nonna inciampa e le Zie la soccorrono, mentre il Cugino Piccolo ride e si mette a correre intorno al tavolo.

I piatti con le fette d’anguria a mezza l’una cominciano a riempiersi; la cerata sgocciola, gli occhi di bambola affogano.

Mio Fratello butta la sigaretta e sorride con le mani sul collo, ché già era stata una giornata afosa e quella doccia faceva bene al cuore.

Io guardo il Cugino, togliendomi dagli occhi i capelli come alghe. Anche lui si copre il collo, beato a prendersi l’acqua, pure se non è acqua di mare. Mi guarda e sorride, canta mare, mare, mare voglio annegare, portami lontano a naufragare, e con un salto scende dal muretto.

Ormai le sedie galleggiano, una ciabatta del Nonno mi tocca il ginocchio.

Ma che siamo pazzi? lo sento dire mentre prova a chiudere il rubinetto a via di pugni.

L’acqua lava, soprattutto svela, e ora vedo che quelle piccole prese d’aria sul collo che mi parevano il gran segreto del Cugino, di cui solo io e lui eravamo i custodi, le hanno la Mamma e il Papà e anche il Nonno, che infatti si gratta come un matto.

Altro che psoriasi, la pelle si sbriciola nell’acqua e spuntano, cattive, le stesse branchie.

Ecco perché il Nonno voleva assolutamente la casa sul mare ma in acqua non metteva manco l’unghia incarnita del suo piede destro se non era solo solo come un polpo. Le Zie e la Mamma diventavano sfingi al sole, stese sulle rocce, e quando ero piccola mi lanciavano fra le onde con solo le caviglie a mollo, senza andare oltre, e le altre signore della spiaggia le guardavano storto: la vogliono fare annegare quella creatura?

Nuota, mi diceva Mamma, dai Titti, nuota, ti servirà!

E io non capivo a cosa mi sarebbe servito nuotare in un mondo dove il divertimento si misurava in metri percorsi a piedi scalzi correndo sotto il sole.

Il segreto è una cosa di famiglia, quindi, e io ne sapevo più o meno quanto il Cugino Piccolo.

Titti, il Cugino mi prende da sotto le ascelle e mi solleva, andiamo.

Tenendomi così, usciamo dal cancelletto, e l’acqua si butta a secchiate sulla sabbia. È tutto fango e mare, come sarà Mumbai nel 2050.

La casa del Nonno finisce sott’acqua!

Di già?

Ci voltiamo insieme mentre il pavimento frana e la Famiglia scappa. Mio fratello scavalca il muretto col Cugino Piccolo sulle spalle, Papà tiene il sederone della Nonna e la spinge dall’altra parte, nella foga non si accorgono che qualcosa è cambiato per sempre.

Solo io e il Cugino vediamo le porte e le finestre spalancarsi con la forza dalla corrente, e la casa che si riempie come una bacinella, si piega all’indietro e alla fine, splash: casa per i pesci. In superficie galleggia ancora qualche fetta di anguria, il cappello di paglia della Zia, la Settimana Enigmistica di Nonna; tutto il resto va a fondo, come piombo, come il Cugino che casca sulla sedia di vimini perché pesa troppo per stare fuori dall’acqua.

Minchia, dice il Cugino.

Minchia, sì, dico, e con le dita tasto le mie nuove branchie, com’è che mi sono venute subito a me?

Perché respiri il sale ogni giorno, poi il Cugino si volta e dice: Io te l’avevo detto, Nonno, che il villino sul mare non durava.

Il Nonno lo manda a quel paese, ora ci sono problemi più seri da risolvere per una famiglia anfibia.

Sai, Nonno, tenta di nuovo il Cugino, avevo in mente una migrazione, una cosa piccola. Tanto nel 2050 ci finisce come Mumbai.


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