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Brutti sogni
By Malgrado le Mosche Posted in Racconti on 05/07/2021 0 Comments 9 min read
Sbattono leggere le foglie Previous Ipertrofia Next

Testo: Matthew Licht
Copertina: Daguerréotype di Constant Huet – Louis Daguerre – 1837

Logan Kohy stava sull’altro lato della stradina sconnessa dove abitavano le sorelle Ogerback in una sciagurata cittadina industriale del Massachusetts occidentale.
Betty Ogerback aveva denti marroni e spugnosi. Quelli che non mancavano le sporgevano quasi ad angolo retto dalle gengive infiammate. Riusciva a malapena a mangiare.
Alice era striminzita quasi quanto Betty. Diverse gravidanze le avevano gonfiato l’addome fino allo scoppio, ma le susseguenti depressioni l’avevano resa di nuovo scheletrica. Aveva seni molli a banana, e la pancia era un grembiule di pallida carne avvizzita.

La vita piacevolmente monotona di Logan cambiò quando assieme ai colleghi formò un gruppo d’acquisto di biglietti della lotteria. Dopo un anno di zeri, azzeccarono.
I suoi colleghi presero subito la pensione anticipata.
A Logan invece piaceva il lavoro in ufficio. Era troppo anziano per godersi vacanze in luoghi esotici. Automobili, vestiti sgargianti, ricchi cibi e corse di cavalli gli interessavano solo relativamente. Pensò alle sue vicine.
‘Quelle ragazze soffrono.’ Decise di aiutarle.

Durante le pause scrutava le pubblicità di chirurghi plastici e dentali sui giornali del posto. Fece telefonate e descrisse i vari problemi delle sorelle Ogerback. Apprese che gli interventi necessari sarebbero venuti a costare all’incirca centomila dollari.
‘Mi resterebbero abbastanza soldi per chiudere senza problemi’, pensò.

Il problema era come proporre l’idea alle ragazze. Rigirò mille volte in testa la scena.
«Scusate, ma non posso fare a meno di notare che…»
«Mi permettereste magari di…»
Quando erano state revisionate un po’, pensava, avrebbero potuto fidanzarsi con uomini decenti e laboriosi, se da quelle parti ve n’erano rimasti.
Potreste andare a vivere in delle case più belle, le avrebbe detto, in una città più prosperosa. Potreste ancora fare figli e tirarli su. Non nascerebbero con la sindrome alcolica fetale. Non finirebbero nel centro di detenzione minorile, e non si metterebbero a rubare i distributori dopo la scarcerazione.

Logan aveva già parlato con le sorelle Ogerback in varie banali occasioni. Betty aveva l’alito di cadavere. Alice era spesso ubriaca e offensiva.
Credeva che magari la loro sgradevolezza fosse dovuta alla povertà, che alla fine non era veramente colpa loro. Anche la loro condizione economica, pensava, era da attribuire al loro aspetto fisico.
I genitori di Logan avevano lavorato entrambi, almeno quando riuscivano a trovare impiego. Lui aveva incominciato da ragazzo, dando una mano sulle fattorie.
Le sorelle Ogerback erano state licenziate dall’unica fabbrica della zona rimasta in funzione, una cartiera, ma erano ancora intrise dal tanfo della pasta di legno. I vapori caustici delle sostanze digeritrici e mordenti le avevano eroso le pelli e i cervelli. Nonostante tutto sognavano vite da stelle del cinema, cantanti pop, modelle e ballerine.
Non si perdevano mai un ballo al Flame Nightclub.
Logan non usciva molto, la sera. Quando andava al Flame, stava seduto al banco e guardava le coppie che barcollavano abbracciati. Beveva una sola birra a notte. Aveva visto le ragazze delle sue fantasticherie caritatevoli intossicate, che molestavano e venivano molestate da uomini che conoscevano appena o per niente.
L’alcol le rendeva più carine, almeno ad alcuni osservatori. Uomini coraggiosi facevano la lotta delle lingue con Betty. Eroi di guerra frugavano dentro le varie felpe heavy metal di Alice. Camionisti vaganti non tornavano per conoscerle meglio. I bulli del posto bevevano ancora più forte del solito per dimenticarle.

Logan si domandò se le sorelle si fossero accorte che lui le osservava. Una sera, vedendole chine sul jukebox, si fece coraggio.
«Sentite signorine, volevo chiedervi qualcosa di importante.»
Alice ringhiò: «Non facciamo marchette con neri.»
Logan sbiancò. «Non parlavo di questo.»
«E nemmeno facciamo le pulizie in casa», disse Betty. 
Logan inorridì al pensiero di quella bocca che si avvicinava alla sua collezione di tazze, o al lavabo nel bagno.
«Yeah, guadagnamo di più con il sussidio statale», Alice fece segno al barista di mettere altre birre sul banco.
«Ragazze», disse serio Logan, «voglio aiutarvi a migliorare le vostre vite. Intendo, le vostre possibilità.»
«Ah sì? E come?»
«Ci vuoi sposare entrambe?»
Le sorelle sghignazzarono a questa grottesca battuta. Non avevano saputo della vincita al Lotto del loro vicino.
«La natura è a volte ingiusta», disse lui. «Ma questo si può rimediare. Ho avuto un colpo di fortuna, quindi vi voglio aiutare.»
Le ragazze videro la luce.
«Sarebbe a dire chirurgia plastica?» Alice mise la mano sul petto sgonfio.
«Intendi ricostruzione maxillo-facciale e impianti dentali?» Betty massaggiò l’ascesso alla mascella.
Logan annuì. «Ho consultato degli specialisti. Potremmo fare degli appuntamenti già da domattina.»
«Un momento», Betty lo guardò sospettosa. «Tu che cosa ci guadagni?»
«Sto invecchiando», disse Logan. «Voglio fare qualcosa di buono prima di andarmene.»
«Oh, certo.»
«Ah, naturalmente.»

Le sorelle andarono in bagno e vi rimasero finché Logan non si stufò di aspettarle. Forse erano svenute, non per felicità ma per la sbronza.
La storia sarebbe finita lì, se il giorno dopo Logan non avesse attraversato la strada per bussare alla portiera della roulotte delle sorelle Ogerback. Aveva in mano un mazzo di rose e in tasca un gruzzolo che le avrebbe potuto soffocare entrambe.
Le ragazze gli aprirono, lo fecero entrare, e lo ascoltarono.


Medici ottimisti le sondarono e palparono. Disegnarono tratti a puntini sui loro visi e corpi con dei pennarelli speciali. Le misero davanti a specchi laterali e fecero i loro discorsi.
Il chirurgo dentista era bravo a disegnare a matita. Betty pianse quando vide lo schizzo del suo sorriso dopo l’intervento.
Alice subì un teatrale trattamento estetico. Ombre di trucco cancellarono le sproporzioni del suo volto. Un busto imbottito le gonfiò il seno e sedere e le nascose il grembiulino di pelle flaccida.
Uno dei maghi in camice bianco aveva di recente completato un corso di ringiovanimento vaginale. Mostrò alle sorelle un catalogo delle intime possibilità. Guardarono il loro benefattore. Papà, possiamo?
Logan non si era mai sentito così felice.
Erano sorpresi tutti e tre quando scoprirono che il sussidio statale pagava certi interventi per riparare condizioni definiti debilitanti e devastanti. Ma anche così alla fine i costi risultarono più del doppio dei preventivi. Logan firmò tutte le liberatorie dei segaossi.
Dopodiché non restava che andare sotto i ferri e affrontare il dolore.
Betty si sentiva come se un camion le avesse investito la faccia, lasciandovi schegge d’acciaio cromato.
Alice si sentiva come se le avessero fatta ingoiare con la forza una donna grassa del baraccone dei fenomeni.
I loro torturatori furono generosi con la morfina e il Nembutal.
Logan andò a visitarle ogni giorno all’ospedale. I loro pigiamini e le loro ciabatte pelose erano macchiate e sporche. Si grattavano attraverso le vestaglie sexy. Non sembravano tanto contente di vederlo.
«Oh, cazzo, se avessi saputo di questi dolori non gli avrei mai permesso di conciarmi così.»
«Oh, cristo, il cibo qui fa cagare e non c’è niente in tivù.»
Lo spedirono fuori a prendere bibite zuccherate, caramelle e riviste di pettegolezzi del mondo dello spettacolo.
L’ospedale le dimise con qualche giorno d’anticipo.


La roulotte di Betty e Alice puzzava di gatto, malgrado l’unico micio che avevano accolto era vissuto nemmeno un mese. Gettarono la sua carogna nel fosso fuori dal campeggio.
Il manager dovette scacciare le mosche col badile prima di poterlo seppellire. I vicini indovinarono subito chi era responsabile della puzza e dal flagello di insetti.
Sullo zerbino della roulotte apparvero carogne di topi, spazzatura sciolta, feci. Su uno dei vari bigliettini anonimi stava scritto: “Già e brutto essere brutte fuori ah ha ha ma voi due siete mostri fino al midollo.”
Qualcun altro aveva lasciato una foto incorniciata di due zombie in un vecchio film horror. C’era scritto: “Guardate siete voi!” 
Alice e Betty l’attaccarono alla parete del loro squallido salotto.
Passarono settimane. I dolori si alleggerirono, i gonfiori vennero meno e i nuovi volti e corpi delle sorelle cominciarono a sbocciare come timidi fiori marzolini.
Andarono in bagno più del necessario per controllare al lercio specchio le trasformazioni.
‘Le belle donne che sono rimaste imprigionate tanto a lungo dentro di noi’, pensavano, ‘si stanno liberando.’


L’appartamento di Logan Kohy era al primo piano di un edificio di mattoni a due piani. Quando cominciarono ad arrivare gli assegni della lotteria aveva iniziato a riarredare e rinnovarlo, perché era più facile che traslocare. Assunse dei robusti ragazzi del college per imbiancare, spostare i mobili ancora buoni, togliere quelli rotti e installare quelli nuovi. I giovani portarono via un vecchio divano per rallegrare la veranda del loro dormitorio.
Logan li pagò generosamente. Per mostrargli la loro gratitudine, lavarono due volte tutte le finestre. L’appartamento splendeva. Anzi, brillava.
‘Come con le ragazze’, pensò. ‘Bastava che qualcuno le rendesse più aperte alla luce.’
Voleva farle fare dei ritratti “Dopo” da un fotografo professionista. Avrebbe fatto incorniciare le immagini per appenderle nel salotto. Le avrebbe invitate da lui per un aperitivo. Poteva cucinare loro delle cene.
‘Potrei anche invitare quei ragazzi del college. Le sorelle Ogerback sono un po’ grandi per loro, ma sarebbero comunque delle serate piacevoli. I soldi della lotteria potrebbero servire anche per fornire loro un’educazione. Se sono arrivate al liceo’, pensò, ‘sicuramente l’avranno mollato. Potrei iscriverle a dei corsi per segretarie.’

Logan guardava la tivù a letto. Dialoghi sommessi e immagini sbiadite in bianco e nero lo facevano addormentare. Giaceva in una posa faraonica, la testa poggiata sul guanciale ortopedico. Non capiva se sognava o visionava, né sapeva a qual punto l’intrattenimento cangiava in sogni di possibili vite, precedenti esistenze.
Vide Betty e Alice nelle loro nuove vite. Erano donne forti, indipendenti e belle, che si godevano l’esistenza e condividevano la loro buona fortuna con chi ne aveva bisogno.
Questo sogno di Logan proseguì quando il cuore gli smise di battere.
Le sorelle Ogerback non andarono al funerale. Il tempo burrascoso avrebbe nociuto alla loro convalescenza. Volevano essere attraenti a fine primavera, sexy per l’estate.
Non tutti gli ex colleghi di Logan presenziarono, ma erano tutte donne quelle che vennero.

Brutti sogni letteratura Louis Daguerre Matthew Licht Racconti


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